Valutazione d’azienda con il metodo misto patrimoniale reddituale
La valutazione d’azienda con il metodo misto patrimoniale reddituale è molto diffusa nella prassi e viene anche denominato “metodo UEC”.
La caratteristica essenziale di questo metodo di valutazione d’azienda, è la ricerca di un risultato conclusivo che consideri contemporaneamente i due aspetti, così da tenere conto dell’elemento di obiettività e verificabilità proprio dell’aspetto del metodo patrimoniale, senza peraltro trascurare le attese reddituali, che sono concettualmente una componente essenziale del valore del capitale economico e rappresentate nei metodi reddituali.
Il metodo in oggetto, tipicamente europeo per la stima del valore del capitale economico, è stato formulato e raccomandato fin dal 1961 dall’Union Europeenne des Expertes Comptables Economicques et Financiers, circostanza da cui deriva la denominazione di “metodo UEC”.
Il metodo in esame identifica, attraverso una stima autonoma, il goodwill (o il badwill) aziendale.
Il fondamento di questa metodologia di valutazione d’azienda è basato sulla capacità da parte dell’azienda di produrre un sovrarreddito rispetto al rendimento medio del comparto di riferimento.
Se l’l’impresa remunera meglio dei propri concorrenti il capitale investito nell’attività, tanto maggiore sarà il valore dell’avviamento aziendale e quindi dell’azienda stessa.
Il metodo esposto è generalmente utilizzato nel panorama nazionale per la valutazione delle piccole e medie imprese in quanto ingloba nella valutazione sia gli aspetti di natura patrimoniale che gli aspetti di natura reddituale.
La valutazione d’azienda con il metodo misto patrimoniale reddituale si basa sulla seguente formula:
dove:
K = valore patrimoniale o capitale netto rettificato;
R = reddito normalizzato atteso per il futuro;
n = numero definito e limitato di anni;
i = tasso di rendimento normale del tipo di investimento considerato;
i’ = tasso di attualizzazione del profitto o sovrareddito, cioè della differenza (R – iK), spesso assimilato al puro compenso finanziario del tempo e quindi al tasso di rendimento degli investimenti giudicati a rischio nullo (in Italia i titoli di Stato a medio – lungo termine).
In questo procedimento, per la variabile n, in generale per le imprese ad elevata e stabile redditività, si è arrivati nella prassi a determinare un orizzonte temporale di riferimento pari a 8/10 anni, con una concentrazione pari a 5/8 anni.